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Scuderie de Montel

Storia di una famiglia trentina a Milano

Una storia che parte della fine

L’anno del cambiamento

Quando il 27 ottobre 1953 muore in casa, in via Statuto 2 a Milano, Alice de Montel von Treuenfest l’ultima del ramo milanese di una nota famiglia originaria di Pergine Valsugana in provincia di Trento, la notizia viene riportata unicamente in un brevissimo trafiletto nei necrologi del Corriere. Eppure, fecero la differenza in Lombardia tra la metà dell’Ottocento e la fine della Seconda Guerra Mondiale, portando innovazione e benessere principalmente nel campo dell’industria serica, fiore all’occhiello della famiglia in Trentino, portato nel milanese da Ferdinando de Montel a metà dell’Ottocento.
Ma chi erano i de Montel?
Solo grazie alla dettagliata raccolta di ogni documento possibile da parte di tutti i protagonisti della famiglia fin dal secolo XVII e acquistati fortunosamente, almeno in parte, dal Comune di Pergine Valsugana è stato possibile ricostruire una successione di vicende familiari e imprenditoriali che raccontano di peripezie, viaggi nel mondo, beneficenza, mestieri diversi, dissidi familiari insanabili, impegno profondo nella propria religione, cattolica, con parroci e prelati fino ad arrivare a Mons. Giovanni Battista de Montel von Treuenfest, uditore presso la Sacra Rota per l’Impero Austro Ungarico sino alla morte avvenuta nel 1910.
Proprio i dissidi insanabili portarono a tentare la fortuna, si fa per dire, a Milano e proprio da uno dei figli del capostipite del ramo nobile della famiglia, Giovanni Antonio de Montel (1786-1869), nobilitato dall’imperatore Francesco Giuseppe nel 1854 per meriti personali e di carriera aggiungendo al cognome von Treuenfest.
Giovanni Antonio dal carattere difficile e con mire di predominio invise ai fratelli venne liquidato dal ramo perginese e si trasferì a Trento, da cui si allontanò il figlio Ferdinando (1835-1905) per recarsi a Milano circa alla metà dell’Ottocento dove impiantò un’industria serica, con grande fortuna.

Pista di allenamento della scuderia de Montel (©Biblioteca di Trento Archivio de Montel)

Alla sua morte subentrò il figlio Giuseppe de Montel (1879-1944) ad appena 27 anni, che prese in mano la ditta di famiglia e, appassionato di cavalli e di corse al galoppo, si adoperò per costruire nell’area, allora adibite alle corse a San Siro nel Comune di Trenno, una scuderia in stile Liberty, che balzò quasi subito agli onori delle cronache. Tanto che persino i giornali del Trentino dell’epoca celebrarono le sue vincite, come quella del Gran Premio di Milano del 23 giugno 1929 con il cavallo Ortelio.
Mai sposato come le due sorelle, un personaggio importante nella Milano di allora e delle province vicine, oltre che nella sua terra di origine, era presidente di numerose società, per molti anni, come la Società Anonima Sete, la Filatura Cascami di Seta di Milano, la Filatura Cascami di Seta di Sagrado (GO), la Società Anonima Fabbrica Lampadine Elettriche de Montel a Roma. Ma anche presidente della Società Anonima Fermo e Corduri di Ponte Zanano (BS) e della società Anonima Immobiliare Porta Vercellina a Milano.
Fu socio e presidente del prestigiosissimo Clubino, club privato milanese per soli uomini d’affari dell’aristocrazia e dell’alta borghesia milanese, con sede in via Omenoni a Milano, fondato nel 1901 e tuttora esistente.

Il nobile de Montel a cavallo nella sua scuderia (©Biblioteca di Trento Archivio de Montel)

Inserito nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri nel giugno 1925 con il diritto di fregiarsi del titolo di nobile dell’Impero Austro-Ungarico con il predicato von Treuenfest.
E ancora nel gennaio 1930 gli venne conferito il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

©Biblioteca di Trento Archivio de Montel

Oltre alla passione delle corse di galoppo e delle scuderie, infatti ne possedeva una anche a Gornate Superiore, una frazione di Castiglione Olona, viaggiava molto insieme alle sorelle Adalgisa e Alice. Alla sua morte che avvenne la notte di Natale del 1944 proprio a Gornate la sua ingente eredità passò alla due sorelle. Adalgisa, dopo una vita spesa per assistenza ai feriti della prima guerra mondiali, morì l’anno dopo, mentre Alice nell’ottobre 1953 lasciando tutto – case, scuderie, società – a delle associazioni di estrazione cattolica, in linea con la professione religiosa famigliare.

©Biblioteca di Trento Archivio de Montel

In particolare, la scuderia di San Siro venne lasciata all’Istituto per le Missione Estere, l’attuale PIME.
La tomba di famiglia, vista l’importanza della famiglia per la Milano di quegli anni, si trova al Cimitero Monumentale.

©Biblioteca di Trento Archivio de Montel
©Biblioteca di Trento Archivio de Montel

La scuderia e i suoi personaggi

Veduta aerea delle scuderie de Montel dietro lo stadio di San Siro, circa 1929 (©Biblioteca di Trento Archivio de Montel)

A leggere gli antichi resoconti delle prime corse di cavalli ci si rende conto dell’entusiasmo travolgente e della mania imperante in Italia dalla metà in poi dell’Ottocento. L’entusiasmo era tale che, all’inizio, le corse si svolgevano in Piazza d’Armi o addirittura in corso Buenos Aires con tutto il contorno di mondanità e di scommesse e fu costantemente in rialzo per parecchi decenni. La necessità di un ippodromo divenne sempre più pressante e, complice anche l’annessione dei Corpi Santi al comune di Milano, si costruì un primo ippodromo nella zona di San Siro e poi, accresciuto il volume di affari cominciarono ad apparire vari gruppi di scuderie e si cominciò a progettare un nuovo ippodromo per il galoppo che venne inaugurato nel 1920.

Le scuderie private erano numerose e molto attive nell’acquisto di cavalli da corsa, anche all’estero, e nella gestione puntuale dell’allevamento dei futuri campioni, come le Scuderie di Trenno, la Scuderia Tesio-Incisa, la Scuderia Razza del Soldo, la Scuderia de Montel, la Scuderia Zanoletti, la Scuderia Amodio, la Scuderia Forlanini, la Scuderia Ramazzotti, la Scuderia Berlingieri, la Scuderia Lorenzini e la Scuderia Tommy Never.
Come riportano le cronache di settore tra il 1920 e il 1930 il galoppo italiano ha vissuto un periodo effervescente, dove attraverso impegno, entusiasmo e ambizione si pongono le basi di un incremento ippico. In un clima di antagonismo illuminato il mondo delle corse era sfavillante e meraviglioso con un forte interesse della popolazione a tutti i livelli sociali e sembrava che non dovesse mai arrendersi alla realtà.
In questo clima la scuderia de Montel probabilmente fu fortemente voluta, progettata e costruita tra gli anni 1915-1920 e probabilmente attiva dal 1921, come si nota dalla foto aerea del 1929 e dalla foto del 1968.

©Archivio Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Milano

Il nobile Giuseppe de Montel, proprietario della scuderia, si avvale fin da subito dei migliori allenatori e fantini presenti sulla piazza compresi quelli provenienti dall’Inghilterra come Walter Allpher e Charles Planner, ma soprattutto l’arrivo di Paolo Caprioli come fantino che prende sotto la sua ala protettrice un giovanissimo Enrico Camici, che già lavorava nella scuderia, cambia le carte in tavola. Enrico Camici, dopo la partenza per Roma di Caprioli, diviene la prima monta della scuderia de Montel e vince, vince sempre.

©Biblioteca di Trento Archivio de Montel

Fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il rapporto tra i due non si interrompe, ma con la morte di Giuseppe de Montel, Enrico Camici, dopo la guerra, firma un contratto con la scuderia di Federico Tesio, da sempre rivale di de Montel.

©Biblioteca di Trento Archivio de Montel

Dopo la guerra e la morte dei suoi due fratelli, Alice sembra tentare di risollevare le sorti della scuderia, ma i tempi sono molto diversi: Milano è una città distrutta, molta povertà e la gente ha altro cui pensare. Morendo all’inizio degli anni Cinquanta, prima del vero “boom economico” Alice non riesce a beneficiare del vento impetuoso del cambiamento che porterà Milano ad un alto livello industriale con la presenza di grandi aziende.
Dopo la sua morte, sulla scuderia, un gioiello liberty, cala il silenzio. Gli stalli sono vuoti, la pista di allenamento si riempie di erbacce, come i fienili che offrono rifugio a piccioni. Come risulta dall’archivio e da articoli di giornali dell’epoca il suo testamento, purtroppo con un notevole strascico di questioni legali tra i parenti trentini e i beneficiari e soprattutto lasciando tutto a associazioni con altri interessi, ha avviato un percorso di decadenza che si è riusciti solo ad interrompere recentemente con il progetto delle Terme di Milano.
Dall’associazione cattolica e con numerosi passaggi di mano fino ad arrivare nelle proprietà del Comune di Milano, che non ha potuto disporre dell’area per molto tempo causa questioni legali, gli immobili hanno continuato a deteriorarsi nonostante comitati di quartiere, associazioni come Italia Nostra, abbiano tentato di intervenire.
Come riportato nel documento della società interessata al recupero: “Alla fine degli anni Novanta l’interesse per l’area ricomincia a farsi vivo: sorgono comitati e associazioni che sollecitano l’intervento del Comune e della Soprintendenza affinché venga posto il vincolo monumentale a garanzia di tutela dell’area che, in ogni caso, a seguito del prolungato abbandono e inutilizzo, versa già in condizioni di degrado piuttosto avanzate. Nel 2004 la Soprintendenza regionale per i Beni e le Attività Culturali della Lombardia, emana il provvedimento con cui dichiara che il Quartiere Ippico di San Siro, che comprende anche la zona delle scuderie, è sottoposto al vincolo secondo il D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42. A seguito di ciò, la Soprintendenza prescrive all’amministrazione comunale di provvedere con assoluta urgenza alla messa in sicurezza delle strutture per la salvaguardia della scuderia de Montel.
Dobbiamo però arrivare agli Venti del Duemila per vedere la fine della travagliata vicenda con il recupero dell’area a fini ricreativi, quando dagli armadi polverosi degli archivi comunali spunta fuori la pratica e finalmente con il progetto C40 Reinventing Cities, si comincia a cambiare il futuro dell’area.
I resti della meraviglia liberty di inizio secolo scorso di Giuseppe de Montel, perfettamente restaurati dagli attuali proprietari, risplendono di nuova vita.

Bibliografia

  • San Siro Investimenti s.r.l., Relazione storica per il progetto di recupero scuderie ex de Montel
  • C. Colombo, Gli impianti ippici di San Siro nella Milano degli anni Venti, in O. Selvafolta (a cura di), Costruire in Lombardia 1880-1980. Impianti sportivi, parchi e giardini, Milano Electa, 1990, pp. 69-79.
  • Biblioteca comunale di Trento, Archivio de Montel – Menestrina – Gerloni
  • Giuliana Campestrin, Vis unita fortior Storia della famiglia Montel e inventario dell’archivio (1543-1989) – Archivio Storico Comunale di Pergine Valsugana 2011
  • Il Brennero del 29 giugno 1929, Le origini trentine di un notissimo proprietario di scuderia
  • Canella, Maifreda (a cura di) Clubino nella casa degli Omenoni Milano 2008
  • Savallo guida 1881, edizioni Savallo
  • Enrico Camici (1912-1991) da Wikipedia

Ringraziamenti

Il lungo lavoro durato quasi due anni è stato reso possibile dalla disponibilità di molte persone contattate in moltissime sedi istituzionali o private e in particolare ringrazio, in ordine sparso, Giuliana Campestrin della Biblioteca di Pergine Valsugana, l’archivio del Corriere della Sera, la Biblioteca di Trento, Valentino Tomasoni, Giancarlo Marzorati, il Secretariato del Cimitero Teutonico del Vaticano e infine San Siro Investimenti.


Il presente documento è stato redatto dalla dott.ssa Cristina Arduini che ne detiene la proprietà intellettuale, non è consentita la sua diffusione totale o parziale senza il permesso scritto dell’autore.
Milano, dicembre 2024